10 dicembre 2010
ore 22:00/22:30
R Andom Food-Musiclub, Via Possidonea
Reggio Calabria
Tre esseri incappucciati strisciano su tappeti di parole.
Tappeti come corridoi di memoria sui quali sono impresse frasi di grandi protagonisti dell’arte contemporanea: Nico Vascellari, Damien Hirst, Vettor Pisani. Si parla di luce, ombra, morgue, corpi come oggetti, equilibri, possibilità.
Gli esseri striscianti, viscidi e ambigui, come lumache percorrono lo spazio definito. La bava cola, tanto da sbiadire le parole, ma esse non si cancellano completamente.
Per quanto il cerchio d’azione risulti chiuso, una sola speranza sopravvive. La parola, seppur sbiadita, permane indelebile. Nessun essere strisciante la potrà mai cancellare.
ATTO I
Tam tam tam. Tam tam tam. Turututu.
Tuturutu. Dalla folla si aprono tre varchi. Tre esseri striscianti
appaiano. Sono infimi, vestiti di nero, molluschi vertebrati senza
anima. Guardano a terra. Girano il collo. Guardano in alto. Non
vedono. Con circospezione e viscido inganno muovono i gomiti e le
ginocchia. Gomiti vicini al corpo. Gomiti attaccati al corpo. È un
tronco umano che si avvinghia al pavimento senza mai lasciarlo.
Superficie senza macchia, retta e liscia. Davanti a loro piedi. Non
mirano al viso le loro antenne di lumache, men che meno agli occhi.
Gli occhi non esistono.
Tam tam tam. Tam tam tam. Tam tam tam.
Strisciano i vermi senza guscio su tappeti dalle scritte impresse nel
bianco del vuoto. Cola bava da una smorfia senza espressione su
pensieri costruiti da una sola mano. Quella d'artista. Mano di
ricordo, senza pudore lascia il frastuono che diventa ritmo e poi
tormento, e poi assordante realtà.
Turututu. Tuturutu. Turututu.
Tuturutu. Turututu. Tuturutu. Turututu. Tuturutu. Turututu. Tuturutu.
Turututu. Tuturutu. Il ritmo incalza. Monchi corpi neri strisciano
senza tregua e senza ansia. È la naturale sinuosità che nasce dal
sospetto. L'eleganza della retorica senza verità. Sterile intento di
vittoria. Vittoria senza sconfitta, l'avversario non c'è. Egoismo
sordo senza parola. Cancella la parola. Invano.
Tam tam tam Tam tam tam. Tam tam tam.
Tam tam tam.Tam tam tam. Tam tam tam. Tam tam tam.Tam tam tam. Tam
tam tam. Tam tam tam.Tam tam tam. Tam tam tam. Tentano con stracci
imbevuti di solvente di cancellare parole impresse su tappeti di
memoria. Le parole sbiadite, confuse, dai contorni mollicci e
trasandati, permangono, resistono, esistono. Ancora. Tam tam tam Tam
tam tam. Tam tam tam. Tam tam tam.Tam tam tam. Tam tam tam. Tam tam
tam.Tam tam tam. Tam tam tam. Tam tam tam.Tam tam tam. Tam tam tam.
La musica di fa sempre più lontana... echi di danze tribali si disperdono nell'ordine precostituito del concetto. Occidente. Chiuso materializzato in icone senza marchio. Una voce da lontano pro nun cia pa ro le sbiadite: CUL TU RA.
Tutto intorno tace. Le muse ascoltano e
danzano, flebili fuscelli mossi da vento.
(foto di Ninni Donato)
Gran bella iniziativa!
RispondiEliminasperiamo ce ne siano altre
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