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lunedì 13 dicembre 2010

2° giorno


Oggi lo spazio si riempe di noi. Affascina questo luogo pieno di nulla.
Mezz'oretta dopo l'apertura arrivano tre ragazze. Si divertono e interagiscono con il libro d'artista di Gianfranco dove ognuno è invitato a lasciare la sua traccia: mani sporche di acrilico nero che s'imprimono con forza sulla pagina bianca. La destra e la sinistra. L'una accanto all'altra. Gemelle separate dalla nascita compongono fogli pieni di vita di gente comune.
Il laboratorio di Loriana e Massimo stimola curiosità. Ci si avvicina allo specchio, si guarda e si disegna quello che si vede. Sarà la nostra vera immagine a prender forma? L'altro da noi che si riflette su uno specchio, ci appartiene?
Aurelia e Paolo A. sono seduti a terra in un angolo, stanno montando un video. Mauro lavora alle sue grandi tavole ovali, Carlo ai suoi cartoni che costruiscono lo spazio.
Arriva Angela e srotola una tela. È grezza, non è incorniciata. Fa un certo effetto vederla così, indifesa a terra. Potrebbe essere perfino calpestata, straccio senza dimora.
Intanto al tavolo rettangolare si siede della gente, c'è Angela, Teresa, Ninni, Francesco, Anna e Maria Teresa (anche lei lavorerà nel nostro spazio). Discutono. Parlano. Ridono.
Così continua il pomeriggio, altri ragazzi vengono, si chiacchiera con loro, ma nello stesso tempo si lavora. In silenzio. Ognuno nel suo spazio, circoscritto con lo stesso corpo che si muove in un'area libera. C'è verità. Si percepisce un barlume di libertà. Ma LI BER TÀ è una parola troppo importante, troppo troppo troppo per essere scritta e pronunciata con convinzione. Possiamo indurre un principio di libertà che inizia e finisce sulla soglia di questo spazio. Ma sarà una vera verità? Ognuno di noi è libero di fronte all'altro? Un visitatore a noi caro ci ha detto che si è liberi solo quando si muore. Credo sia vero. Affascina l'idea di una libertà perseguibile anche se non realizzabile. La pensi e la immagini con contorni labili. E lei fedele solo a se stessa, un giorno arriverà. 





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