Oggi lo spazio si riempe di noi.
Affascina questo luogo pieno
di nulla.
Mezz'oretta dopo l'apertura arrivano
tre ragazze. Si divertono e interagiscono con il libro d'artista di
Gianfranco dove ognuno è invitato a lasciare la sua traccia: mani
sporche di acrilico nero che s'imprimono con forza sulla pagina
bianca. La destra e la sinistra. L'una accanto all'altra. Gemelle
separate dalla nascita compongono fogli pieni di vita di gente
comune.
Il laboratorio di Loriana e Massimo
stimola curiosità. Ci si avvicina allo specchio, si guarda e si
disegna quello che si vede. Sarà la nostra vera immagine a prender
forma? L'altro da noi che si riflette su uno specchio, ci appartiene?
Aurelia e Paolo A. sono seduti a terra
in un angolo, stanno montando un video. Mauro lavora alle sue grandi
tavole ovali, Carlo ai suoi cartoni che costruiscono lo spazio.
Arriva Angela e srotola una tela. È
grezza, non è incorniciata. Fa un certo effetto vederla così,
indifesa a terra. Potrebbe essere perfino calpestata, straccio senza
dimora.
Intanto al tavolo rettangolare si siede
della gente, c'è Angela, Teresa, Ninni, Francesco, Anna e Maria
Teresa (anche lei lavorerà nel nostro spazio). Discutono. Parlano.
Ridono.
Così continua il pomeriggio, altri
ragazzi vengono, si chiacchiera con loro, ma nello stesso tempo si
lavora. In silenzio. Ognuno nel suo spazio, circoscritto con lo
stesso corpo che si muove in un'area libera. C'è verità. Si
percepisce un barlume di libertà. Ma LI BER TÀ è una parola troppo
importante, troppo troppo troppo per essere scritta e pronunciata con
convinzione. Possiamo indurre un principio di libertà che inizia e
finisce sulla soglia di questo spazio. Ma sarà una vera verità?
Ognuno di noi è libero di fronte all'altro? Un visitatore a noi caro
ci ha detto che si è liberi solo quando si muore. Credo sia vero.
Affascina l'idea di una libertà perseguibile anche se non
realizzabile. La pensi e la immagini con contorni labili. E lei
fedele solo a se stessa, un giorno arriverà.
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