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mercoledì 22 dicembre 2010

10+1

Il processo è concluso. Dieci giorni sono trascorsi dal quel 1° giorno. Lo spazio vuoto si è riempito. I lavori hanno preso forma e posto: Emma e Giulia di Mauro giocano con l'acqua e schizzano tutt'intorno mentre da una prospettiva d'incantato privilegio osservano il futuro. Lei è l'ultima a morire di Gianfranco e Massimo sta lì buona e sicura nel suo piccolo cantuccio compresso, forse nessuno ha tentato di salire su per la scala, forse nessuno ha scoperchiato la botola, ma Lei sta lì certa che un giorno quel ponte delle possibilità verrà attraversato; mentre l'altra scala, quella che non c'è, ci ricorda che Giuseppe L., Massimo e Carmelo hanno fratturato l'oggetto che è divenuto altro. Sospeso a mezz'aria sta invece il libro d'artista di Gianfranco, chiuso, impacchettato e appeso al soffitto, ciondolo inanime di segni. Il Passaggio della Sofferenza di Maria Teresa apre il campo visivo, sgombrandolo di ogni superflua materialità. A cosa pensi? di Sophia ci trasporta nel mondo delle donne che assorte in silenzio sono semplicemente et eternamente... altrove. Metaverso di Gianfranco e Aurelia induce a piegarsi e poi ancora a sdraiarsi e dopodiché finalmente a sognare in un oceano dove ormai le acque si son placate e tutto è calma e voluttà. Una cierta mirada di Giuseppe C. e Luigia ordina il campo visivo dall'interno verso l'esterno, mentre Un dialogo tra artisti ci riporta a discorsi mai interrotti. Ed infine Confusione di Angela e Ninni è il timbro di cera lacca che sigilla questo percorso, anello spirituale e contaminato che attraverso rituali di lingua e gesto scandisce il tempo degli affetti.
Ci sono processi completi, sospesi e interrotti, ci sono processi vissuti e processi non vissuti. Ci sono i segni dei Laboratori di Loriana e Massimo che ci hanno posto davanti alla capacità di comunicare e di metterci in relazione. Ci sono le tracce della performance Cruel intention che ha unito musica e arti visive per 21 minuti e 12 secondi: tre musicisti, Peppe, Ciccio e Saverio, hanno suonato, improvvisando, in postazioni che impedivano la relazione visiva tra di loro, mentre le proiezioni dirette creavano giochi di luce nella parete centrale e Francesco in un live di digital painting tratteggiava uno dei suoi personaggi lasciandosi ispirare dal sonoro.
Quanto ancora ci sarebbe da raccontare di questi lunghi dieci giorni: cene e discussioni, piadine pizze sigarette vino rum risate urla parole a mezz'aria parole non dette tensioni sorrisi. Solo chi è rimasto coerente e non ha smarrito se stesso ha affrontato in modo onesto e sereno questo percorso riuscendo ad entrare il relazione con gli altri. Passione e impegno sono state la chiave di volta di Reset, insieme alla caparbietà e la grande voglia di credere che il fluire porta in sé il cambiamento.
Grazie a chi ci ha sostenuto, a chi ha condiviso da lontano e ancor meglio da vicino questo percorso, grazie a chi è stato silente, grazie a chi ha dato la sua costante presenza e determinazione, grazie a Reset che ci ha dato la possibilità d'immaginare uno spazio tutto per noi.



















martedì 21 dicembre 2010

10° giorno


Fine ........................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................

lunedì 20 dicembre 2010

9° giorno


Due spazi si definiscono. Appena entrati la presenza materica accoglie, mentre le ombre sul pavimento tratteggiano un percorso visivo. Sulla destra si configura un' area piena di energia, cosmica ed individuale. A far da catalizzatore di sguardi ora è lo spazio, ora la superficie, ora l'anfratto, ora l'istantanea di uno scatto, ora un processo non finito. Sulla sinistra invece vi è l'immagine rappresentata e manipolata: il lavoro di Giuseppe C. ogni giorno ci riserva nuovi incontri d'artista; l'abitacolo di Angela cresce e si riempe di contaminazioni proprie e altrui, ed ogni oggetto che contiene si re-funzionalizza e si riusa a seconda della privata voluttà della mano che lì tutto ordina. Il codice Morse di Ninni spezza lo statico assemblamento di questi animati oggetti ed immette nello spazio un disturbo sonoro che solo attraverso la codifica si può (ma non è detto che accada) trasformare in informazione.
Inoltre, un nuovo lavoro ha preso vita... è l'installazione video Gianfranco, dove statico e dinamico si confondono e si fondono in una visione che esige una prospettiva che va dal basso verso l'alto. Solo sdraiati infatti è possibile vedere l'azzurro del mare in tempesta e la bianca spuma che sbatte di scoglio in scoglio, altrimenti oceano di pace e tranquillità. L' assunzione di una posizione supina per l'osservazione del video impone allo spettatore una gestualità atipica, uno “sforzo” che diviene al contempo momento di riflessione e relax. La mente si ferma almeno per un'istante e si lascia cullare dalle onde. 
Gli artisti hanno quasi finito il loro lavoro. Oggi è il penultimo giorno del processo. 




domenica 19 dicembre 2010

8° giorno


Relazioni e confronti, parole come ponti di contatto tra due sponde. Da una parte il mare dall'altra l'oceano. Sembra impossibile ma i cerchi divengono concentrici e la forza catalizzatrice dello spazio scevro e franco da sovrastrutture funziona. Dentro ormai ognuno è stesso, non ci sono marchi a contraddistinguerci se non la nostra identità e le dinamiche che hanno dato forma ad un microcosmo . Come in ogni divenire vi sono processi che giungono al compimento e processi che restano sospesi a mezz'aria. Ci sono tracce che non toccano a terra e come piume ondeggiano lentamente da una parte e all'altra leggere, un soffio solo le porta via. Ma basta girare lo sguardo e si scorgono impronte così definite e chiare che potremmo riconoscere l'essere che le ha lasciate. 
Mauro ha finito il suo lavoro, e finalmente si rilassa. Ha portato a termine l'obiettivo che si era prefissato. I due grandi ovali che ci hanno fatto compagnia per tutto il tempo, come dormienti accasciati su piedistalli che toccavano il pavimento, si sono svegliati e hanno preso vita una volta fissati alla parete. Il mondo di Mauro, piccolo grande macrocosmo di anime erranti, è decollato. L'iperspazio lo affianca, ma lui respira da sé. Due occhi, due sfere, due rilievi dentro una superficie piana travalicano i confini della terra per attingere a galassie dove esplosioni e contrazioni della materia generano vulcani e crateri,  travaglio d'energia. E poi un totem in mezzo a loro, ha parvenze umane e simpatiche, riconduce tutto al presente, alla storia, alla realtà.
Angela prosegue il suo abitacolo che oggi ha aggiunto un nuovo tornante, è sempre più difficile arrivare a lei. C'è un torsolo di mela che fa presumere un suo passaggio e poi una piccola e pesante scultura, una vagina aperta, rappresenta i suoi primi lavori. Prende forma un percorso interno ed esterno. Per giungere a lei e poi da lei per giungere a se stessa. Labirinti della mente incastrati in una panoramica aerea. Dal di dentro non c'è via di fuga, ma dall'alto l'uscita appare, peccato che ci sia il soffitto a bloccare lo sguardo.
Sophia ha iniziato le interviste, dieci donne circa di ogni età sono entrate in una stanza piccola e buia in compagnia dei loro pensieri e della musica, si sono abbandonate a se stesse, forse chissà nel silenzio assordante di un respiro.
Gianfranco lavora con Aurelia ad un video, lo proietteranno quale punto di passaggio: lo stanno attraversando.
Ma anche Ciccio ha dato il suo contributo, è venuto a trovarci, ci ha fatto compagnia e lui ha fatto compagnia a noi mentre il suo guardiano ci bloccava la visuale e i fotogrammi del presente venivano estemporaneamente fissati e trattenuti dal tempo.
E poi ancora tanti amici, arrivano salutano fanno un giro due chiacchiere un bicchiere di vino. Fluttuano mani e occhi all'interno di questo grande spazio. Ognuno a modo suo lo ha fatto proprio.  Sono le due di notte, è ora di andare. 




sabato 18 dicembre 2010

7° giorno


Fratture rotture scomposizione in parti disuguali: anche questo sono dieci teste. Dieci sensibilità dieci modi di fare e d'intendere l'arte contemporanea, il processo e il divenire.
Ad un'azione incauta è corrisposta una reazione altrettanto incauta, la provocazione ha spezzato una linea retta che è divenuta sghemba. Disturbare e distorcere la prospettiva per convogliare il tutto verso un movimento centripeto che tutto immette nel vortice del tempo - dopo averlo sapientemente triturato. Invertire la rotta di un sistema che si adagia sulla tranquillità e l'invisibilità del suo percorso è difficile, l'incapacità di relazione è garante di questo ordine di cose.
Reset tenta di immettere la pulce dell'invasione contemporanea in un campo d'azione ampio, dove amici, conoscenti, artisti, e operatori di settore si muovono. Reset è uno spazio aperto. Aperto a chi ha voglia di confrontarsi e mettersi in gioco. Reset è il luogo delle possibilità, è il luogo in cui un tentativo è in corso. L'arte ha in sé aspetti ludici e partecipativi, ma è anche espressione e traccia di un momento, di un gesto, di un pensiero, di un costume, di una vita.
Angela oggi ha abitato il suo spazio, ha creato una stanza tutta per sé, ha portato le lenzuola della sua performance, una tela e sua figlia. All'interno di pareti di plastica ha preso vita un intimo rapporto tra di loro: i ruoli si invertono e i fantocci divengono oggetti pieni di vita e d'amore, possono essere accarezzati o strapazzati, altrimenti gettati e calpestati come bambole senza volto. Anche Sophia ha immaginato il suo spazio e il suo intervento. Per adesso farà le riprese in uno stanzino ed ha chiesto l'aiuto di Mariadora e Gianfranco, poi si vedrà, tutto è in itinere.........................



venerdì 17 dicembre 2010

6° giorno


Sei ovvero la metà più uno. Bilance senza equilibrio, i giorni che ci restano lievitano verso l'alto, forse le scale servono a qualcosa?!
Il lavoro continua. Appena entrati sulla sinistra Giuseppe C. e Luigia hanno installato e concluso la loro video installazione, si intitola “Un dialogo tra artisti”, parla di e con RESET. Loriana mi dice che è emozionante vedere le mani che gesticolano. Sullo schermo smembrato il prolungamento naturale del nostro corpo comunica attraverso se stesso. E i volti altrove si guardano, parlano, ma la sintonia è difficile, è un dialogo a più voci, tante espressioni e tante esperienze. Il confronto è indotto per quanto inevitabile.
Maria Teresa aggiunge altri frammenti di anima danneggiata alla sua installazione, si pensa ad una frase che possa completarne il senso. Mauro e Gianfranco si adoperano: rumore, parole, sudore, tempo perso e guadagnato, senza fine e/o inizio. Ma c' è anche chi il progetto lo ha abbracciato diventandone parte integrante: Masha, Sergio e Carmelo gravitano intorno a quest'aria e sono diventati un tutt'uno con noi, con il lavoro, con lo spazio.
Arriva Aurelia con il suo pc, e tic tic tic tic … batte sulla tastiera... è il nostro blogger!!! con lei c'è Maria Dora e poi arriva Mario.
E ancora per un'altra sera ci riuniamo intorno al tavolo, si mangia. E la condivisione diviene partecipazione. Si scambiano opinioni e impressioni e si ritorna sui punti interrogativi che per fortuna non ci abbandonano mai, certi che talune assenze si possano trasformare in presenze, mentre delle altre sono solo... assenze.
C'è ancora chi sfugge e chi fa esperienza, c'è chi chiacchiera e chi avvolge il silenzio. C'è chi ha i brividi per il freddo e chi spera tanto intensamente quanto disperatamente di avere una stufa accanto a sé … per la vita!





mercoledì 15 dicembre 2010

5° giorno

Siamo a metà del nostro percorso. Lo spazio continua a riempirsi. Non ci siamo solo noi, ma anche i nostri lavori, le nostre parole, le relazioni e le dinamiche di individui che imparano a conoscersi giorno per giorno. Credo che l'affezione a questo spazio stia crescendo. L'isolamento del primo momento si è trasformato in relazione. Ci piace abitare qui. Ci piace condividere queste giornate. Chiacchierare e vederci lavorare.
Oggi Giuseppe C. e Luigia hanno portato quasi a termine la loro installazione: 9 monitor 4 lettori dvd 15 interviste 15 voci 15 racconti. Il discorso è aperto. A ruota libera di fronte ad une telecamera la narrazione di noi e dell'esperienza che stiamo vivendo. Davanti all'obiettivo e alla luce puntata di un faretto siamo un po' noi stessi e un po' personaggio, spettacolarizzazione tragica di una realtà che ha in sé un po' di verità nella donazione della nostra immagine ad un altro che la vedrà e penserà chi sa cosa chi sa come.
Ci siamo: Loriana, Massimo, Aurelia, Gianfranco, Mauro, Giuseppe C., Luigia ognuno lavora al suo progetto guardandosi intorno. Chissà dove va la nostra anima quando sta lavorando?
Paolo G. arriva e installa il suo video, un'oretta e va via, ma il nero sul bianco si vede da lontano. È una striscia di luce senza colore che da un punto si propaga all'infinito su parete e soffitto. Sinuose linee ingentiliscono questo corridoio di voci.
Maria Teresa appone altri vetri taglienti nel suo passaggio ad un'altra dimensione. Angela e Ninni montano la tenda trasparente che darà riserbo al loro spazio: è un quadrato che si inscrive all'interno di un blocco architettonico sottolineandone i confini.
Ogni sensazione ha il sapore dell'esperienza vissuta e irripetibile: la musica, che in sottofondo continua ad andare; il rumore degli attrezzi di Mauro, che cullano suoni di difetti insiti nelle increspature del divenire. Tutto compone un grande coro, alle volte dissociante, altre accordante, altre ancora straniante.
Ceniamo insieme: Mauro, Gianfranco, Loriana, Massimo, Sergio, Aurelia, Luigia, Giuseppe C. e poi un tripudio di suoni: parole e musica: caos. Ci piace. 


Si cerca di resettare la fame, con scarsi risultati...siamo tutti compagni, "compagno" rimanda al mangiare insieme, dal latino medievale companio. "Compagno" significa cum-panis, quindi colui con cui si spezza insieme il pane (calco del greco σύντροφος, "cresciuto con", "convivente con", "che collabora", dal verbo συντρέφω).

Siamo compagni di nuovo, grazie a Loriana.

- non mordere, fermati...dobbiamo condividere!!!!

Loriana vince ancora.

reset chaos
questa situazione sta diventando cacofonica...

reset memory....quel tulipano nero, lo ricordo ancora...ero ad un passo da.. domani potreste non ricordarlo..

viviamo nelle devasrazione del post modern....