Continua il lavoro di Giuseppe C. in
giro per reperire vecchi televisori, lettori dvd e quant'altro possa
servire alla sua installazione. Fuori fa freddo e piove.
In una delle vetrate di Resetplace
si disegna con lo scotch nero
una mira, una griglia che indirizza lo sguardo verso un unico punto
di fuga. L'ordine indotto, composto di superfici piane e
bidimensionalità, si frantuma in uno cento mille punti al di là del
vetro, all'interno.
Lo spazio aperto e
vuoto del primo giorno è ormai occupato da corpi e materiali che
producono sagome e ombre. Fisicità e trasparenza si confondono fino
a riprodurre mondi possibili.
Anche le aree di
lavoro individuale sono già tracciate, ognuno si muove dentro
piccole case di cellofan incolore e senza odore.
La dispersione
dello sguardo, e il successivo straniamento una volta varcata la
soglia, viene subito catturato e indirizzato verso un fascio di luce
che si posa sulla porta del dolore di Maria Teresa. E poi a destra e
poi a sinistra l'occhio trova dei solidi ostacoli a cui appoggiarsi
per non cadere nel vuoto.
(foto di Mariadora Varano)
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