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domenica 19 dicembre 2010

8° giorno


Relazioni e confronti, parole come ponti di contatto tra due sponde. Da una parte il mare dall'altra l'oceano. Sembra impossibile ma i cerchi divengono concentrici e la forza catalizzatrice dello spazio scevro e franco da sovrastrutture funziona. Dentro ormai ognuno è stesso, non ci sono marchi a contraddistinguerci se non la nostra identità e le dinamiche che hanno dato forma ad un microcosmo . Come in ogni divenire vi sono processi che giungono al compimento e processi che restano sospesi a mezz'aria. Ci sono tracce che non toccano a terra e come piume ondeggiano lentamente da una parte e all'altra leggere, un soffio solo le porta via. Ma basta girare lo sguardo e si scorgono impronte così definite e chiare che potremmo riconoscere l'essere che le ha lasciate. 
Mauro ha finito il suo lavoro, e finalmente si rilassa. Ha portato a termine l'obiettivo che si era prefissato. I due grandi ovali che ci hanno fatto compagnia per tutto il tempo, come dormienti accasciati su piedistalli che toccavano il pavimento, si sono svegliati e hanno preso vita una volta fissati alla parete. Il mondo di Mauro, piccolo grande macrocosmo di anime erranti, è decollato. L'iperspazio lo affianca, ma lui respira da sé. Due occhi, due sfere, due rilievi dentro una superficie piana travalicano i confini della terra per attingere a galassie dove esplosioni e contrazioni della materia generano vulcani e crateri,  travaglio d'energia. E poi un totem in mezzo a loro, ha parvenze umane e simpatiche, riconduce tutto al presente, alla storia, alla realtà.
Angela prosegue il suo abitacolo che oggi ha aggiunto un nuovo tornante, è sempre più difficile arrivare a lei. C'è un torsolo di mela che fa presumere un suo passaggio e poi una piccola e pesante scultura, una vagina aperta, rappresenta i suoi primi lavori. Prende forma un percorso interno ed esterno. Per giungere a lei e poi da lei per giungere a se stessa. Labirinti della mente incastrati in una panoramica aerea. Dal di dentro non c'è via di fuga, ma dall'alto l'uscita appare, peccato che ci sia il soffitto a bloccare lo sguardo.
Sophia ha iniziato le interviste, dieci donne circa di ogni età sono entrate in una stanza piccola e buia in compagnia dei loro pensieri e della musica, si sono abbandonate a se stesse, forse chissà nel silenzio assordante di un respiro.
Gianfranco lavora con Aurelia ad un video, lo proietteranno quale punto di passaggio: lo stanno attraversando.
Ma anche Ciccio ha dato il suo contributo, è venuto a trovarci, ci ha fatto compagnia e lui ha fatto compagnia a noi mentre il suo guardiano ci bloccava la visuale e i fotogrammi del presente venivano estemporaneamente fissati e trattenuti dal tempo.
E poi ancora tanti amici, arrivano salutano fanno un giro due chiacchiere un bicchiere di vino. Fluttuano mani e occhi all'interno di questo grande spazio. Ognuno a modo suo lo ha fatto proprio.  Sono le due di notte, è ora di andare. 




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