Il processo è concluso. Dieci giorni sono trascorsi dal quel
1° giorno. Lo spazio vuoto si è riempito. I lavori hanno preso forma e posto: Emma
e Giulia di Mauro giocano con l'acqua e schizzano tutt'intorno mentre da
una prospettiva d'incantato privilegio osservano il futuro. Lei è l'ultima a
morire di Gianfranco e Massimo sta lì buona e sicura nel suo piccolo
cantuccio compresso, forse nessuno ha tentato di salire su per la scala, forse
nessuno ha scoperchiato la botola, ma Lei sta lì certa che un giorno
quel ponte delle possibilità verrà attraversato; mentre l'altra scala, quella
che non c'è, ci ricorda che Giuseppe L., Massimo e Carmelo hanno fratturato
l'oggetto che è divenuto altro. Sospeso a mezz'aria sta invece il libro
d'artista di Gianfranco, chiuso, impacchettato e appeso al soffitto,
ciondolo inanime di segni. Il Passaggio della Sofferenza di Maria Teresa
apre il campo visivo, sgombrandolo di ogni superflua materialità. A cosa
pensi? di Sophia ci trasporta nel mondo delle donne che assorte in silenzio
sono semplicemente et eternamente... altrove. Metaverso di Gianfranco e
Aurelia induce a piegarsi e poi ancora a sdraiarsi e dopodiché finalmente a
sognare in un oceano dove ormai le acque si son placate e tutto è calma e
voluttà. Una cierta mirada di Giuseppe C. e Luigia ordina il campo
visivo dall'interno verso l'esterno, mentre Un dialogo tra artisti ci
riporta a discorsi mai interrotti. Ed infine Confusione di Angela e
Ninni è il timbro di cera lacca che sigilla questo percorso, anello spirituale
e contaminato che attraverso rituali di lingua e gesto scandisce il tempo degli
affetti.
Ci sono processi completi, sospesi e interrotti, ci sono
processi vissuti e processi non vissuti. Ci sono i segni dei Laboratori di
Loriana e Massimo che ci hanno posto davanti alla capacità di comunicare e di
metterci in relazione. Ci sono le tracce della performance Cruel intention
che ha unito musica e arti visive per 21 minuti e 12 secondi: tre musicisti,
Peppe, Ciccio e Saverio, hanno suonato, improvvisando,
in postazioni che impedivano la relazione visiva tra di loro, mentre le
proiezioni dirette creavano giochi di luce nella parete centrale e Francesco in un live di digital painting tratteggiava uno dei suoi personaggi lasciandosi
ispirare dal sonoro.
Quanto ancora ci sarebbe da raccontare di questi lunghi
dieci giorni: cene e discussioni, piadine pizze sigarette vino rum risate urla
parole a mezz'aria parole non dette tensioni sorrisi. Solo chi è rimasto
coerente e non ha smarrito se stesso ha affrontato in modo onesto e sereno
questo percorso riuscendo ad entrare il relazione con gli altri. Passione e
impegno sono state la chiave di volta di Reset, insieme alla caparbietà e la
grande voglia di credere che il fluire porta in sé il cambiamento.
Grazie a chi ci ha sostenuto, a chi ha condiviso da lontano
e ancor meglio da vicino questo percorso, grazie a chi è stato silente, grazie
a chi ha dato la sua costante presenza e determinazione, grazie a Reset che ci
ha dato la possibilità d'immaginare uno spazio tutto per noi.